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Sottomissione completa XXIX


di masterfill
20.06.2024    |    4.813    |    0 8.3
"Ogni volta che lasciava l'ufficio di Max, sentiva il peso della vergogna premere più forte sulle spalle, un carico che sembrava impossibile da sollevare..."
Ringrazio tutti coloro che mi hanno contattato chiedendomi di continuare il resoconto di questo storia che ricordo sebbene romanzata e vera

Dopo la sessione con l'Inquisitore, Samantha era scossa nel profondo. La mente era in subbuglio, tormentata da una marea di emozioni contrastanti che non riusciva a placare. Ogni volta che chiudeva gli occhi, riviveva l'istante esatto in cui aveva chiesto il permesso di godere non a Max, ma a Simone, davanti a Filippo e a tutti gli altri. Era stato un momento di liberazione per lei, ma anche un atto di sfida che sapeva avrebbe avuto delle conseguenze. Max, con il suo sguardo carico di odio e rancore, le aveva giurato vendetta.

I giorni successivi furono un crescendo di ansia insopportabile. Samantha si sentiva come una preda braccata, incapace di sfuggire alla consapevolezza che la vendetta di Max sarebbe stata inevitabile e terribile. Ogni squillo del telefono le faceva sobbalzare il cuore, e ogni ombra dietro le finestre sembrava nascondere la figura minacciosa di Max. Non riusciva a dormire, e il sonno stesso era tormentato da incubi che la lasciavano esausta e tremante.

Quando finalmente la telefonata arrivò, il terrore di Samantha si materializzò in tutta la sua crudezza. Max, con una voce carica di rancore e disprezzo, le spiegò chiaramente cosa l'aspettava. Le parole insultanti che usò per descriverla la fecero sentire piccola e insignificante, ma la rabbia sottostante era palpabile. Max la informò che la sera seguente sarebbe dovuta andare con lui a una festa in una tenuta in campagna, e Samantha capì subito che quella sarebbe stata la sua punizione.

Il giorno della festa, Samantha si preparò con una cura quasi maniacale, cercando di trovare un equilibrio tra eleganza e sensualità, come richiesto da Max. Indossò un lungo vestito di seta nera, che avvolgeva il suo corpo come una seconda pelle. La scollatura profonda metteva in risalto il suo petto nudo, i capezzoli turgidi appena visibili attraverso il tessuto sottile. Gli anelli che adornavano i suoi capezzoli sporgevano leggermente, creando una tensione erotica palpabile. Indossava solo un brasiliano di pizzo nero, che lasciava intravedere le rotondità del suo sedere, un invito velato ma inequivocabile. Ai piedi portava delle décolleté con tacco a spillo di 12 cm, che le conferivano un'andatura sinuosa e sensuale.

La villa in cui si recarono era imponente, un gioiello architettonico immerso nel verde della campagna. L'edificio era circondato da un vasto giardino curato nei minimi dettagli, con siepi perfettamente potate e fiori che esplodevano in un tripudio di colori sotto la luce della luna. Le pareti della villa, illuminate da luci soffuse, erano di un bianco splendente, che contrastava con le ombre lunghe proiettate dagli alberi secolari. All'interno, l'arredamento era sontuoso e opulento: lampadari di cristallo, tappeti persiani e mobili antichi, che conferivano all'ambiente un'aria di raffinata eleganza.

Samantha sentiva il cuore battere all'impazzata mentre attraversava le stanze piene di ospiti. Ogni sguardo che incontrava sembrava giudicarla, e ogni risata sembrava essere alle sue spalle. Max la guidava con una mano ferma, il suo sorriso era un misto di compiacimento e malizia. Sapeva che la serata sarebbe stata lunga e dolorosa, una notte in cui avrebbe dovuto affrontare non solo le umiliazioni inflitte da Max, ma anche i propri demoni interiori. Ma Samantha, nonostante la paura e l'ansia, sapeva che doveva resistere. Doveva trovare la forza dentro di sé per affrontare quella prova, anche se il prezzo da pagare sarebbe stato alto.

Max conduceva Samantha attraverso un lungo corridoio, i loro passi rimbombavano sul pavimento di marmo lucido. La giovane donna, ignara del destino che l'attendeva, seguiva docilmente, sebbene una parte di lei percepisse il pericolo imminente.

Giunti nella sala principale, un vasto salone decorato con sontuosi arazzi e mobili antichi, erano presenti altre quattro coppie, ciascuna con un'aura di mistero e depravazione. Le donne, in abiti succinti o parzialmente nude, esibivano una sensualità sfacciata. I seni, nudi e turgidi, erano ornati da collari e catene che scintillavano alla luce delle candele.

La prima coppia era composta da un uomo in giacca di velluto rosso e pantaloni neri, con una barba curata e occhi freddi come il ghiaccio. La sua compagna, una donna dai lunghi capelli neri, indossava un corsetto di pizzo nero che metteva in risalto i seni rotondi e sodi, con capezzoli ornati da piccoli piercing d'argento.

La seconda coppia era più giovane. Lui, con un aspetto atletico e tatuaggi che decoravano le sue braccia muscolose, vestiva solo dei pantaloni di pelle attillati. Lei, dai capelli corti e biondi, indossava solo una gonna di tulle trasparente che lasciava poco all'immaginazione. I suoi seni, piccoli e perfetti, erano completamente esposti, i capezzoli di un rosa pallido che contrastava con la pelle abbronzata.

La terza coppia aveva un'aria di decadenza. L'uomo, in abito grigio antracite, fumava un sigaro, osservando tutto con occhi annoiati. La donna, dai capelli rossi e ricci, indossava solo un reggiseno di pizzo che a malapena conteneva i suoi seni generosi, i capezzoli sporgevano sopra il bordo, duri e provocanti.

Infine, la quarta coppia. Lui, con un viso segnato dal tempo e dai vizi, indossava una camicia aperta sul petto villoso. La sua compagna, una giovane dai lineamenti delicati e dai seni piccoli ma perfetti, vestiva solo un perizoma e un collare di pelle. I suoi capezzoli erano piccoli bottoni rosa, appena accennati ma terribilmente eccitanti nella loro delicatezza.
Max si avvicinò a Samantha con un sorriso crudele sulle labbra, la sua presenza imponente che la sovrastava. Con un gesto perentorio, le ordinò di spogliarsi. Samantha, tremante e con il cuore che batteva furiosamente, iniziò a slacciarsi il vestito di seta nera. Ogni movimento era carico di ansia e umiliazione, le mani che tradivano il suo nervosismo.
Il vestito scivolò lentamente lungo il suo corpo, rivelando la pelle nuda e i capezzoli turgidi adornati dagli anelli. Gli occhi di tutti i presenti erano puntati su di lei, ogni sguardo che sembrava scavare nella sua anima. Quando il vestito toccò il pavimento, Samantha si sfilò le décolleté e infine il brasiliano di pizzo nero, restando completamente nuda. La sensazione di vulnerabilità la travolse, il volto che si colorava di un rosso acceso per la vergogna.
Max, con un ghigno beffardo, raccolse il brasiliano. Lo sollevò davanti a tutti, facendolo oscillare come un trofeo. "Guardate qui, signori," annunciò, la voce carica di scherno. "Ecco come Samantha si è preparata per la serata." Mostrò l'interno del brasiliano, completamente segnato dagli umori di Samantha, il tessuto umido e traslucido che parlava di una eccitazione umiliante.
Le coppie presenti risero e mormorarono tra di loro, i volti che esprimevano un misto di sorpresa e disprezzo. Samantha sentiva le lacrime pungere agli occhi, il corpo che sembrava contrarsi su se stesso nel tentativo di sparire. Ogni risata era un colpo al suo orgoglio, ogni sussurro una lama che le trafiggeva il cuore.
Max si crogiolava nella sua vittoria, il suo sguardo che incrociava quello di Samantha con una freddezza glaciale. "Ecco cosa sei, Samantha," disse con un tono mellifluo. "Una piccola troia che non riesce a contenere i suoi istinti." Poi lasciò cadere il brasiliano a terra con disprezzo, come fosse un rifiuto.
Samantha, sentendosi completamente devastata, cercava disperatamente di mantenere una parvenza di compostezza, ma l'umiliazione era troppo grande. Si sentiva esposta, giudicata, e irrimediabilmente sconfitta, mentre Max continuava a godersi ogni istante del suo trionfo crudele.
Max si avvicinò a Samantha con un'espressione di malizia dipinta sul volto, la sua figura imponente che gettava un'ombra su di lei. "Rimetti le décolleté," le ordinò, la voce carica di un'autorità che non ammetteva repliche. Samantha, con il cuore che batteva forte e le mani che tremavano, si chinò per raccogliere le scarpe a tacco alto.
Le infilò con gesti lenti e misurati, sentendo la sensazione del cuoio che avvolgeva i suoi piedi e le alzava di qualche centimetro. Le décolleté, con i loro tacchi a spillo di 12 cm, conferivano alle sue gambe una lunghezza e una sensualità che di solito mancavano. Le sue gambe, che spesso apparivano più grassocce e tozze, ora sembravano slanciate e affusolate, esaltate dalla posizione innaturale.
Max, soddisfatto, le ordinò di posizionarsi sulla gogna. Samantha obbedì, cercando di mantenere la dignità nonostante la situazione umiliante. Si sistemò sulla gogna, sentendo il legno freddo e duro contro la sua pelle nuda. Max iniziò a fissarle le caviglie e le mani con una precisione quasi rituale, stringendo le cinghie fino a quando non furono ben salde. Ogni movimento di Max era studiato per prolungare l'agonia di Samantha, per farle sentire ogni secondo di quella degradazione.
Quando Samantha fu finalmente intrappolata, Max si ritirò di un passo per ammirare lo spettacolo. Lei era lì, esposta e vulnerabile, le gambe leggermente divaricate che mostravano il sesso fradicio. Il contrasto tra la pelle nuda e le décolleté eleganti creava un'immagine di crudele bellezza. Le scarpe a tacco alto sollevavano il suo corpo, rendendo le gambe straordinariamente lunghe e attraenti. Max notò come il tacco alto le desse una postura diversa, più sensuale, trasformando le sue gambe in un punto focale irresistibile.
Samantha sentiva l'umiliazione bruciarle dentro, ogni fibra del suo corpo tesa e consapevole degli sguardi su di lei. Il sesso umido, esposto alla vista di tutti, era una ferita aperta nel suo orgoglio. Sapeva di essere il centro dell'attenzione, il soggetto dei mormorii e delle occhiate furtive, e ogni secondo passato in quella posizione era un'agonia. Sentiva le lacrime formarsi agli angoli degli occhi, ma le trattenne con forza, determinata a non mostrare ulteriore debolezza.
Max, con un sorriso soddisfatto, si avvicinò di nuovo a lei, godendosi ogni dettaglio del suo imbarazzo. "Guarda come sei perfetta, Samantha," sussurrò con voce velenosa. "Intrappolata e umiliata, proprio come meriti." La mano di Max scivolò lungo la curva della sua schiena, provocando un brivido che percorse tutto il corpo di Samantha. Ogni tocco era una dichiarazione di potere, una conferma della sua sottomissione.
Samantha cercava di non cedere, di mantenere una parvenza di resistenza, ma sapeva che quella notte sarebbe stata un tormento interminabile. Le sensazioni di vergogna e umiliazione la consumavano, rendendola fragile e disperata. La gogna non era solo una prigione fisica, ma anche mentale, un simbolo della sua completa sottomissione e della vittoria di Max.
Max si avvicino a samantha l’afferrò per i capelli tirandoli in modo poco delicato la giovane emise un piccolo grido di dolore poi le mise un cappuccio di velluto nero sopra la testa a samantha precipitò in un bucio peino di angosce.La giovane, incappucciata, non poteva vedere né sapere cosa le stesse accadendo. Il cuore le batteva furiosamente nel petto, un misto di paura e confusione che la stava lentamente paralizzando.
Quando Max terminò di assicurare Samantha, si voltò verso la porta principale. Entrò un uomo di mezza età Aldo, il suocero di Samantha, accolse l'invito di Max senza sapere chi fosse la persona incappucciata nella gogna.
Aldo era un uomo che lasciava trasparire la sua negligenza con ogni dettaglio del suo aspetto. I capelli grigi erano sempre spettinati, come se non avessero mai incontrato un pettine. Il volto, segnato da rughe profonde, parlava di notti insonni e giorni passati a rimuginare su perdite e fallimenti. La barba incolta, che sembrava una foresta di fili argentati, tradiva una scarsa attenzione all'igiene personale. Vestiva con abiti sempre sgualciti e fuori moda: camicie stropicciate, pantaloni macchiati e scarpe consunte. Il suo odore, un miscuglio di tabacco stantio e sudore, lo precedeva ovunque andasse, annunciando la sua presenza con un che di sgradevole.

Samantha aveva sempre guardato Aldo con una certa ripugnanza, un sentimento che andava ben oltre il semplice aspetto fisico. Era l'incarnazione dei suoi incubi peggiori: un uomo incapace di prendersi le proprie responsabilità, con un debole per il gioco d'azzardo che aveva ripetutamente messo a rischio il bilancio familiare. Ogni volta che lo vedeva, non poteva fare a meno di pensare alle notti insonni passate a cercare di far quadrare i conti, ai sacrifici fatti per coprire i suoi debiti.

Il rapporto tra Samantha e Aldo era sempre stato teso, intriso di una profonda ostilità che non aveva mai trovato modo di essere sanata. Non solo Aldo aveva distrutto la sua fiducia, ma aveva anche trasmesso il suo vizio a Michele, il marito di Samantha. Quest'ultima non poteva perdonarlo per aver infettato il loro matrimonio con la piaga del gioco d'azzardo. Ogni perdita al tavolo da gioco di Michele era una ferita aperta che bruciava di rabbia e disprezzo verso Aldo.

Anche Michela, la suocera di Samantha, non era stata immune alle conseguenze delle azioni di Aldo. Insieme, Samantha e Michela si trovavano spesso a dover fare i conti con debiti che non avevano mai contratto, a cercare soluzioni disperate per uscire dal baratro in cui Aldo e Michele le avevano trascinate.

Il disprezzo di Samantha per Aldo era quindi totale: ogni suo gesto, ogni sua parola, ogni suo tentativo di redenzione erano accolti con fredda indifferenza. Per Samantha, Aldo non era altro che un uomo spezzato che aveva frantumato i sogni e le speranze della sua famiglia, un uomo il cui tocco corrompeva tutto ciò che amava.

Max, con un ghigno malvagio, gli indicò Samantha. "Divertiti," disse, con un tono che non ammetteva repliche. Aldo, ignaro dell'identità della donna, si avvicinò e iniziò a toccarla, esplorando il suo corpo con mani esperte e senza scrupoli. Samantha, ancora incapucciata, sentiva ogni tocco come una scarica elettrica, una combinazione di disgusto, umiliazione e, in modo inaspettato, un piacere che non riusciva a controllare.
Il rapporto tra Aldo e Max era avvolto in un'ombra densa di umiliazione e disprezzo. Max era un uomo di successo, elegante e sicuro di sé, che godeva nel far pesare il suo potere sugli altri, e Aldo, con la sua debolezza e i suoi fallimenti, era il bersaglio perfetto. Ogni prestito che Max concedeva ad Aldo per coprire i suoi debiti di gioco era accompagnato da un prezzo invisibile ma pesante: la dignità di Aldo.

Max si crogiolava nella superiorità che questa dinamica gli concedeva. Ogni volta che Aldo si presentava da lui, disperato e umile, Max lo faceva aspettare, lasciandolo in piedi davanti alla sua scrivania lucida come uno scolaretto in attesa di essere punito. Gli occhi di Max brillavano di un piacere malizioso mentre osservava Aldo contorcersi nell'imbarazzo e nella vergogna. Quando finalmente si decideva a parlargli, lo faceva con un tono sprezzante, sottolineando ogni parola come un colpo ben assestato.

"Ancora qui, Aldo? Non impari mai, vero?" diceva Max, mentre lo fissava dall'alto in basso. Ogni frase era un colpo diretto all'orgoglio di Aldo, che abbassava la testa e mormorava scuse quasi impercettibili. Max si prendeva tutto il tempo del mondo a ricordargli quanto fosse patetico, quanto avesse bisogno di lui, quanto fosse dipendente dalla sua generosità.

Il disprezzo di Max per Aldo non si fermava solo alle parole. Amava mettere Aldo in situazioni umilianti, come fargli firmare assegni davanti ai colleghi o costringerlo a ripagare i debiti con piccoli lavoretti degradanti. Max sapeva che Aldo non aveva alternative, che avrebbe accettato qualsiasi condizione pur di ottenere quei soldi necessari a coprire l'ennesimo debito. Questa consapevolezza dava a Max una sensazione di onnipotenza, un piacere perverso nel vedere un uomo ridotto in quello stato per sua mano.

Per Aldo, ogni incontro con Max era una discesa nell'inferno della propria insignificanza. Sapeva che chiedere aiuto a Max significava essere trattato come meno di niente, ma non aveva scelta. Ogni volta che lasciava l'ufficio di Max, sentiva il peso della vergogna premere più forte sulle spalle, un carico che sembrava impossibile da sollevare. Eppure, nonostante tutto, tornava sempre da lui, attratto da quella crudele spirale di necessità e umiliazione.

Questo rapporto, basato sulla dipendenza e sul disprezzo, era un gioco di potere in cui Max godeva nel vedere Aldo piegarsi, e Aldo, seppur odiando ogni istante, era costretto a partecipare, prigioniero dei suoi stessi errori e del vizio che lo consumava.

Aldo, sempre più eccitato, penetrò Samantha, esplorando ogni centimetro del suo corpo. Senza sapere che si trattasse di sua nuora, il suocero si abbandonò completamente, arrivando persino a praticarle un fisting anale. Le sensazioni che Samantha provava erano insostenibili, un mix di dolore intenso e piacere vergognoso che la portava sull'orlo del delirio.

Max, godendosi lo spettacolo, decise che era giunto il momento della rivelazione. Afferrò il cappuccio di Samantha e lo strappò via, esponendo il volto umido di lacrime e sudore della giovane. La sorpresa negli occhi di Aldo fu immediata, seguita da uno smarrimento palpabile. Samantha, riconoscendo il suocero, emise un gemito strozzato, incapace di accettare la realtà di quanto accaduto.

"Guarda bene, Aldo," disse Max, afferrando Samantha per i capelli e costringendola a guardare l'uomo negli occhi. "Ecco la tua cara nuora."

Il disprezzo che Samantha aveva sempre provato per Aldo si trasformò in qualcosa di nuovo e sconvolgente. Nonostante la terribile umiliazione, sentì un'ondata di piacere travolgerla, un piacere che non riusciva a reprimere. Gli umori cominciarono a colare copiosamente dal suo sesso, testimoniando un'eccitazione che non avrebbe mai voluto provare.

Aldo, vedendo Samantha bloccata nella gogna, capì che era l'occasione perfetta per vendicarsi dei disprezzi subiti. Con una crudeltà che solo il risentimento poteva alimentare, le praticò un fisting anale, umiliandola ulteriormente. Samantha sentì il dolore, il fastidio, ma anche un piacere oscuro che la travolse completamente, facendola gemere in un misto di orrore e eccitazione.

Quando Aldo finalmente si fermò, la sala era immersa in un silenzio pesante. Samantha, ancora tremante, si rese conto che qualcosa dentro di lei era cambiato irrevocabilmente. Guardò Aldo con occhi nuovi, pieni di una consapevolezza dolorosa e umiliante.

Max, soddisfatto, si avvicinò e le sussurrò all'orecchio: "Adesso sai qual è il tuo posto." E con quelle parole, il capitolo della vendetta di Max si chiuse, lasciando Samantha in un vortice di emozioni contrastanti che l'avrebbero perseguitata per sempre.
Aldo si avvicinò lentamente alla gogna, il respiro pesante e il cuore che batteva furiosamente nel petto. Samantha, intrappolata nella posizione umiliante, non poteva vedere cosa stesse succedendo alle sue spalle, ma sentiva l'aria farsi più densa e carica di tensione. Aldo si fermò dietro di lei, osservando per qualche istante il sedere tondo e bianco che si offriva alla sua vista. Ogni curva, ogni dettaglio sembrava perfetto nella sua imperfezione, un'irresistibile tentazione che lo chiamava.

Il suo sguardo scivolò sul buchetto grinzoso di Samantha, un piccolo segno di vulnerabilità che si nascondeva tra le sue natiche. Aldo sentiva crescere dentro di sé un desiderio primitivo e incontrollabile. Lentamente, con movimenti quasi rituali, allungò una mano tremante e cominciò a toccarle l'ano con un dito. Il dito non era pulito, il che aggiungeva un tocco di degradazione al gesto. Samantha trasalì al contatto, un brivido di repulsione e paura che le attraversò la schiena.

Aldo spinse lentamente il dito dentro di lei, sentendo la resistenza dei muscoli che cercavano di opporsi. Samantha trattenne il respiro, il corpo teso in un misto di dolore e umiliazione. Aldo sembrava assaporare ogni secondo, ogni millimetro di penetrazione. Quando il primo dito fu completamente dentro, iniziò ad aggiungere il secondo, allargando ulteriormente l'apertura. Le sensazioni per Samantha erano un mix devastante di imbarazzo e dolore, il corpo che rispondeva con spasmi involontari.

Il terzo dito si fece strada con una lentezza deliberata, e Samantha sentiva le lacrime pungere agli angoli degli occhi. Ogni nuovo dito era una nuova ondata di dolore e umiliazione. Il quarto e il quinto dito entrarono con una spinta decisa, e Samantha emise un gemito soffocato, il corpo che si contorceva nella gogna. Aldo, sentendo il suo potere su di lei, sorrise malignamente.

Poi venne il momento culminante: con un movimento deciso, Aldo spinse forte,samantha provò a mettersi sulle punte dei piedi cercado di spostarsi in avanti per alleviare il dolore enorme che provava all’ano poi improvviso una fitta lancinante trafisse samantha e di colpo lo sfintere cedette e tutta la mano entro nell'ano di Samantha. La dilatazione forzata la fece urlare in un misto di dolore e incredulità, il corpo che cercava disperatamente di adattarsi alla nuova invasione. Ogni fibra del suo essere sembrava bruciare, e la sua mente lottava per trovare un modo per sopportare l'insopportabile.

Aldo si prese gioco di lei senza pietà. "Guarda come ti riduci, Samantha," sussurrò, la voce intrisa di scherno. Continuò a muovere la mano dentro di lei, ogni movimento studiato per massimizzare il suo dolore provocando crami e fitte all’intestino della poveretta e la sua umiliazione. Samantha sentiva il viso bruciare di vergogna, le lacrime che le rigavano il viso mentre cercava di sopportare l'orrore della situazione.
Alodo comincio un lento ed inesorabile andirivieni dentro il culo della ragazza spingendosi ogni volta un centimentro più dentro ormai il polso era superato , dopo alcuni minuti di questo trattamento che pian piano diventava sempre meno doloroso e sempre più piacevole tanto che ormai le gambe di samantha erano segnate da un lungo rivolo di umori che dal sesso scendevano lungoh l’interno coscia sino quasi alle ginocchia, questo era per lei ancoradegradante tutte quelle umiliazioni subite la stavano eccitando in un modo osceno.
La stanza era avvolta da un silenzio denso e palpabile, un'assenza di suoni che sembrava amplificare ogni piccolo movimento, ogni respiro affannoso. L'aria era carica di tensione, un'elettricità sottile che faceva rizzare i peli sulla pelle. Le luci soffuse creavano ombre lunghe e contorte sulle pareti, aggiungendo un senso di inquietudine all'atmosfera già tesa.
Le coppie presenti erano immobili, gli occhi fissi sulla scena che si svolgeva davanti a loro. Le loro facce erano un mosaico di emozioni: stupore, eccitazione, e una morbosa curiosità. Ogni sguardo era intriso di un'intensa attenzione, come se non volessero perdere neanche un dettaglio di quel momento carico di umiliazione e potere.
Samantha, intrappolata nella gogna, era al centro di quel palcoscenico macabro. Il suo corpo nudo, le gambe leggermente divaricate, mostrava ogni sua vulnerabilità. Le décolleté con i tacchi a spillo rendevano le sue gambe lunghe e sensuali, un contrasto doloroso con la sua posizione umiliante. Il sesso, fradicio e pulsante, era esposto alla vista di tutti, un segno evidente della sua sottomissione.
Aldo, il suocero, era dietro di lei, la mano spinta dentro di lei fino all'avambraccio. Il suo volto era una maschera di concentrazione e crudele soddisfazione. Ogni movimento delle sue dita all'interno di Samantha era lento e deliberato, studiato per massimizzare il suo tormento. Il braccio di Aldo sembrava quasi fondersi con il corpo di Samantha, una penetrazione profonda che parlava di dominio assoluto.
Le coppie osservavano con un misto di fascino e repulsione. Alcuni volti erano trasfigurati dall'estasi, gli occhi spalancati che brillavano di una luce febbrile. Altri mantenevano un'espressione più controllata, ma la tensione dei loro corpi tradiva l'intensità delle loro emozioni. Alcune donne si stringevano ai loro partner, mentre gli uomini sorridevano compiaciuti, godendosi lo spettacolo di potere e sottomissione che si stava dipanando davanti a loro.
Samantha sentiva il peso di tutti quegli sguardi su di sé, un fardello di vergogna che le schiacciava il petto. Ogni fibra del suo corpo era tesa, consapevole della mano di Aldo che esplorava il suo interno con un'intimità brutale. Ogni movimento era una scintilla di dolore e umiliazione che si propagava attraverso il suo essere. Sentiva le lacrime bruciare dietro le palpebre, ma le tratteneva, determinata a non cedere completamente alla disperazione.
Samantha si sentiva devastata. Ogni fibra del suo corpo era intrisa di dolore e vergogna, mentre l'umiliazione la avvolgeva come un mantello soffocante. L'aria nella stanza era densa e stagnante, ogni respiro sembrava un'impresa ardua. Intrappolata nella gogna, le mani e le caviglie immobilizzate, Samantha sentiva il bruciore costante e insopportabile provenire dal suo ano, dove la mano di Aldo era stata spinta con una brutalità crudele.
Da anni Samantha soffriva di emorroidi, un problema che aveva sempre cercato di gestire con discrezione. Era un dolore che conosceva bene, un compagno sgradito delle sue giornate. Aldo, però, era ben consapevole di questa sua vulnerabilità, e non aveva perso l'occasione di sfruttarla a suo vantaggio. Mentre la sua mano esplorava l'interno di Samantha, con una brutalità calcolata, aveva fatto una battuta crudele: "Dopo questo trattamento, Samantha, non dovrai più preoccuparti delle tue emorroidi."
Le parole di Aldo erano state come un coltello affilato, piantato profondamente nel suo orgoglio già ferito. Samantha aveva sentito le risate soffocate delle coppie presenti, il loro divertimento morboso che aumentava il suo tormento. Ogni sguardo su di lei era un peso insostenibile, un giudizio implacabile che le toglieva ogni residuo di dignità. La crudele osservazione di Aldo era un colpo basso, un'ulteriore dimostrazione del potere che aveva su di lei e del piacere che provava nel vederla soffrire.
Il dolore fisico si mescolava con l'umiliazione mentale, creando un vortice di sofferenza che Samantha non poteva più contenere. Sentiva le lacrime pungere agli angoli degli occhi, e non riusciva più a trattenersi. In un istante, il controllo che aveva cercato disperatamente di mantenere si sgretolò. Le lacrime cominciarono a scorrere liberamente, tracciando solchi bagnati sulle sue guance arrossate.
Il pianto di Samantha era un'esplosione di emozioni represse, un grido silenzioso che liberava tutta la tensione accumulata. Ogni singhiozzo era un eco della sua sofferenza, un tentativo disperato di espellere il dolore che la consumava. Le sue spalle tremavano, il corpo scosso dai singhiozzi mentre la disperazione si riversava fuori di lei senza freni. Le mani strette nelle cinghie della gogna si contorcevano, le dita che cercavano inutilmente una via di fuga da quella prigione di umiliazione.
Le coppie presenti, prima divertite e incuriosite, si trovavano ora a confrontarsi con la cruda realtà della sofferenza umana. Alcuni abbassarono lo sguardo, forse colpiti da un senso di colpa tardivo, mentre altri continuavano a osservare, affascinati dalla manifestazione di vulnerabilità assoluta che avevano davanti. Max, con un sorriso soddisfatto, guardava Samantha con un misto di trionfo e disprezzo.
Poi il silenzio fu spezzato da uno schiocco e da un grugnito emesso da samantha, aldo senza troppo riguardo aveva tirato fuori di colpo la mano dal suo culo, poi fragorosa la risata di aldo fatta con tutti i sentimenti finalmente si era potuto rifare e la risata echeggio nella stanza .
Continua….
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